CENTRI DI ASSISTENZA FISCALE: LA CISL FVG REGIONALIZZA
La Cisl Fvg regionalizza i suoi Caf: da oggi un unico centro con 48 sedi sul territori. Scattata anche la fotografia sui 730 della regione: casa e spese mediche sempre in testa. Salgono le ristrutturazioni; giù, invece, i contributi per i servizi domestici
Dopo la regionalizzazione della Cisl Fvg, ormai pienamente attuata, oggi è la volta dei Centri di Assistenza Fiscale (Caf), chiamati a compiere lo stesso passo, con l’obiettivo di razionalizzare le risorse, ma soprattutto di potenziare i servizi sul territorio. Scelta obbligata a fronte di un numero sempre più elevato di cittadini che si rivolgono ai 48 sportelli presenti in tutta la regione, per la compilazione di modelli – primo fra tutti il 730 -, ma anche, ad esempio, per la registrazione dei contratti di locazione e per le domande di reddito di cittadinanza (9.987 quelle evase quest’anno, vale a dire quasi la metà di quelle presentate in Friuli Venezia Giulia): tra tutto, parliamo di quasi 184mila pratiche svolte nel 2018 (escluse, dunque, quelle del RdC) e portate avanti oltre che dai dipendenti, dagli oltre 150 operatori stagionali formati ogni anno per le campagne fiscali.
“La regionalizzazione – commentano il segretario generale della Cisl Fvg, Alberto Monticco, e il neo presidente del Caf Cisl, Arturo Pellizzon, rappresenta un passaggio fondamentale per la nostra organizzazione e soprattutto si pone in un momento storico in cui le persone hanno sempre maggior bisogno di tutela e assistenza e, dunque, di servizi di qualità, spesso delegati dal pubblico. Attraverso la riorganizzazione puntiamo non solo a dare risposte alle richieste, anche nuove, dei nostri utenti, ma anche a potenziare tutta una serie di servizi che, di fatto, possono rendere la vita più facile alle persone o risolvere alcuni problemi: così, ad esempio, l’aiuto sulla ricerca delle assistenti familiari”.
Il taglio del nastro del “nuovo” Caf Cisl Fvg è stato anche l’occasione per scattare una foto della situazione “reddituale” del Friuli Venezia Giulia ed , in particolare, sulle voci di spesa emerse dai 108.894 modelli compilati nel 2018.
Spese mediche sempre al top, ma c’è anche una leggera crescita che arriva dalle voci legate alla casa. Ancora troppo basso l’investimento sulla previdenza complementare e, ancor di più, quello legato alla contribuzione per i servizi domestici, mentre si confermano stabili le spese per la cura degli animali.
Se il dato sulle spese mediche era prevedibile, attestandosi lo scorso anno al 68,17%, meno scontata risulta la cura verso gli animali (6,54%, i contribuenti che superano la franchigia dei 129 euro annui), soprattutto se rapportata alle spese legate alla scuola e allo sport che oscillano tra l’8,59 delle spese scolastiche e lo 0,62% delle rette per gli asili nido, passando per il 3,54 delle spese sostenute per l’università e il 7,24% di quelle per le attività sportive.
In crescita risulta poi l’interesse rispetto ai lavori di manutenzione e riqualificazione delle abitazioni, con addirittura il 49,19% (+ un punto percentuale sul 2017) delle domande rivolte alle detrazioni per ristrutturazione (40,46%) e per il risparmio energetico (8,73%). ”Si tratta – commenta il presidente Arturo Pellizzon – di un dato molto significativo che, da un lato, evidenzia come questo tipo di incentivo economico sia particolarmente apprezzato e, dall’altro, ci indica una chiara via da seguire: quella di favorire anche attraverso gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione degli immobili, il rilancio di un comparto chiave come quello dell’edilizia, che in regione ha sofferto, e continua a soffrire, in maniera pesantissima, perdendo in meno di dieci anni quasi la metà dei suoi addetti.
Altra voce su cui puntare fortemente l’attenzione, è quella della previdenza complementare, leggermente in salita rispetto agli anni scorsi, ma comunque ferma attorno al 15,57%, ma sempre sotto di tre punti rispetto alle assicurazioni vita. “E’ chiaro – incalza Monticco – che su questo tema dovremo trovare delle sinergie con la Regione, attivando, ad esempio, campagne di sensibilizzazione, dirette soprattutto ai giovani, rispetto ai quali va peraltro sostenuta con maggior energia la partecipazione al mercato del lavoro, la continuità contributiva anche nei periodi di non lavoro ed il valore del reddito percepito, altrimenti il rischio, non troppo remoto, è che per i precari, parasubordinati ed autonomi, sia necessario il ricorso all’assistenza pubblica, con gli effetti che abbiamo visto prodotti dal reddito di cittadinanza. Previdenza complementare da incentivare – per il Sindacato – anche attraverso la contrattazione collettiva, magari, come sta già accadendo in alcuni settori (vedi quello edile), prevedendo l’iscrizione automatica; senza contare la necessità stringente di intervenire sull’efficienza degli stessi fondi, oggi troppi (496) e molti dei quali troppo piccoli.
Allo stesso modo, resta assolutamente critico, almeno con riferimento al campione dei Caf Cisl Fvg, il dato relativo ai contributi per i servizi domestici. Soltanto l’1,04% (dato ulteriormente in calo sul 2017) ha, infatti, compilato tale voce nel modello 730, segno della scarsa informazione in materia o della preferenza verso forme di lavoro non regolamentate. “Un’evidenza così bassa impone delle riflessioni – commenta ancora Monticco – e soprattutto l’attivazione di un attento monitoraggio a livello regionale, tenuto conto anche dei flussi di colf e badanti provenienti dalla vicina Slovenia, 10mila stando ai dati (ormai risalenti nel tempo) disponibili”.